The Meters (gruppo composto da Art Neville, Zigaboo Modeliste, Leo Nocentelli e George Porter Jr.) sono annoverati tra gli inventori del funk e la loro “Cissy Strut” è considerata uno dei brani più rappresentativi del genere. I nostri amici Gianni Capecchi (chitarre e tastiere) e Sandro Marzocchini (basso) ce ne offrono la loro interpretazione.
Era il 2016. Io a quei tempi passavo molto tempo all’estero: principalmente a Ponsacco, ma anche Pisa e Lucca erano terre lontane in cui mi recavo con discreta frequenza. Poi una serie di problemi personali – su cui non ho alcuna intenzione di scherzare, e mi scuserete perciò se in questo testo che vorrebbe essere scanzonato mi limito a parlarne genericamente e di sfuggita – mi costrinse a un’esistenza più casalinga e paesana.
C’era una volta un circolo. Nonostante fosse un circolo va detto subito che non aveva una forma rotonda. A esser franchi, non saprei dire che forma avesse. C’erano varie persone che frequentavano quel circolo. Anzi, si potrebbe dire senza girarci troppo intorno (ché a girarci intorno finiremmo per creare un altro circolo e ciò potrebbe ingenerare una certa confusione) che le persone erano il circolo: tutto ciò assomiglia a una sorta di panteismo laico, ma tant’è. Un giorno il circolo non ci fu più. Aspetta, mi spiego meglio: l’edificio i locali eccetera, quelli c’erano ancora. Anche le persone c’erano ancora, ma erano altrove e non potevano più stare insieme. E però ognuno di loro aveva portato con sé un pezzetto di circolo, e così adesso in giro c’erano tanti pezzetti di circolo che, al riparo nelle più o meno comode case di queste persone, attendevano, attendevano, attendevano… Sapevano che presto o tardi sarebbero tornati tutti insieme, e il circolo sarebbe rinato, più bello e più forte di prima: bastava avere pazienza e aspettare. Ecco, io sono una di quelle persone. E vi assicuro che tra le mie non molte virtù la pazienza non è mai stata compresa. È per questo che un pezzetto del mio pezzetto di circolo l’ho mandato a riunirsi ad altri pezzetti di pezzetti di circolo (i pezzetti che rimangono al caldo delle nostre case hanno la capacità di rigenerare il pezzetto di pezzetto mancante, non temete) perché insieme dessero vita a questa roba qua, che non è un circolo e non è neppure rotondo, ma saprà farci compagnia in attesa che il circolo rinasca, e anche dopo. C’era una volta un circolo, dicevo. Adesso c’è un blog, e un bel giorno (speriamo presto!) ci sarà sia il circolo che il blog. E ci saremo tutti noi, perché tutti noi siamo una parte di entrambi, e spero che anche molti di voi vorranno unirsi per farsi carico di un pezzetto di qualcosa che non è rotondo e non si sa bene che forma abbia ma tutto sommato ci piace così.
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