Mario

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Dic 17, 2021

Io non so se io e Mario, parlando di politica, saremmo mai potuti andare d’accordo; non lo so ma penso proprio di no: lui comunista di partito, io socialista libertario. 

Penso proprio di no.

Quando io e Mario ci siamo conosciuti io ero piccolo e lui era già un vero signore fatto e finito, con due figli già adulti. Conosceva bene il mio babbo e mi chiamava per cognome (lo fa tutt’ora suo figlio Vlady).

Io ero piccolo e l’unica cosa che sapevo di politica era che Andreotti mi stava sul cazzo, e anche Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi.

Penso che Mario, ad averlo saputo, avrebbe approvato.

Andavo a giocare a pallone ai giardini pubblici adiacenti la sua pompa di benzina. Intorno a lui, ogni estate, si radunava una combriccola di signori amici di Mario e, mentre Mario riforniva le macchine, chiacchieravano di politica e pallone. Parlavano di pallone ma non gradivano il nostro di pallone, poiché ogni tanto si abbatteva su di loro rischiando di fare male a qualcuno: i signori si incazzavano e Mario, forte della sua esperienza partitica, faceva da mediatore; fu lì che imparai che la cosa più importante era essere autorevoli, e Mario lo era, e non autoritari, e Mario non lo era.

Poi son cresciuto e ho smesso col pallone, mi son dato al rock ‘n’roll e son diventato libertario: forse Mario avrebbe preferito fossi rimasto un rompicoglioni col pallone ai piedi. 

Ai giardini pubblici non ci andavo più, l’unico giardino  che frequentavo era quello fuori dal Macchia Nera a Pisa; Mario lo incrociavo ogni tanto per Pontedera, quelle rare volte che andavo in giro per la cittadina che ha dato i natali sia a me che a lui, e l’ho sempre rispettato, perché era autorevole e non autoritario. Per un socialista libertario, quando non sei autoritario, sei già un compagno per forza di cose.

Quando son diventato un uomo ho letto tutti e due i suoi libri “Dalla spalletta dell’Arno si racconta…” Mi colpì molto il racconto de “Il Canto della Mano Nera” un luogo, sospeso tra realtà e leggenda della Pontedera di inizio ‘900 dove erano soliti riunirsi, notte tempo, ladri, anarchici, prostitute, omosessuali, delinquenti comuni, streghe, demoni e ubriaconi; un luogo dove, nel delinquere, si trovava una via di fuga dall’asfissiante giogo della “norma”. Mario ne scriveva e mi incantava: era esistito davvero? Mito? Leggenda? Non lo so…

Son stato anche alla presentazione dell’ultimo volume di “Dalla spalletta dell’Arno si racconta”, in Villa Comunale: Mario parlava con un supporto per la voce, nonostante questo parlava con toni accesi, mescolava il racconto di vite comuni alla politica con brio e lucidità, la vita lo aveva provato ma lui, decisamente, era sempre combattivo. Autorevole e non autoritario. 

Anche adesso, che sono un uomo, da grande vorrei essere un signore fatto e finito come Mario, Mario che da oggi non c’è più, Mario che se n’è andato, Mario che ci lascia un po’ tutti orfani.

Io sono socialista libertario e Mario era comunista di partito e a me le figure istituzionali non piacciono, però, ecco, l’unico sindaco che avrei accettato e rispettato, a Pontedera, sarebbe stato senz’altro lui. E per tutta la vita, per me, lui è sempre stato questo: l’unico, vero e legittimo sindaco di Pontedera.

Torre Mazzinghi

Entrai dal barbiere, avevo 10 anni e paura degli adulti, un senso come d’inadeguatezza ed inferiorità mi mangiava a morsi. Il barbiere stava già lavorando su un cliente:

“Fammi i capelli lisci come il culo di un bimbetto”.

Linguaggio terribilmente maschio, talmente maschio che, essendo bimbo, temetti seriamente per la mia incolumità fisica. Avevo paura che mi obbligassero a calar le braghe per sentire com’è liscio il culo di un bimbo, farsene un’idea e lavorare in tal senso. Ciò, ovviamente, non accadde, ma mi rimase addosso quel certo non so che di schifo, ribrezzo e profondo disprezzo per tutto quello che è riconducibile al linguaggio terribilmente maschio. 

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“Rendo noto che ho ripreso tutto con la telecamera”

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Dic 22, 2020

Mi ricordo ancora la prima volta che sono entrato al Botteghino, anche se non era la prima volta vera e propria ma tipo la seconda perché, a dire il vero, la prima volta mangiai una pizza e poi suonai il punk hardcore nei locali di quella che oggi è la pizzeria la melodia. Tuttavia, non sapendo se quei locali siano o no da considerarsi come una parte o un’estensione o, addirittura, una repubblica indipendente da Il Botteghino, facciamo che la prima volta è quella che vi racconto ora:

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