Una pallina su una roulette
Ho aspettato a scrivere queste righe. Volevo capire bene; anzi, per dire meglio, volevo capire se avevo – se avevamo – capito bene. No, perché sembrava che le attività dei circoli, delle “associazioni di promozione sociale” come si chiamano adesso, fossero tra le ultime cose a ripartire: insieme al gioco d’azzardo, per dire. E ovviamente non ci volevo – non ci volevamo – credere.
E invece è proprio vero. Così ci considerano i nostri governanti: non fanno differenza, insomma, tra chi cerca, nel suo piccolo, di “mettere in circolo” le idee (come dice uno slogan dell’ARCI) e chi mette in circolo una pallina su una roulette.
Per quanto mi sforzi non riesco a trovare alcuna giustificazione a questa misura. Non è dettata dalla necessità di contenere la diffusione della pandemia, questo è certo: altre realtà, potenzialmente più “pericolose” della nostra, hanno già ripreso a funzionare.
L’unica spiegazione che mi appare plausibile è questa: delle “attività di promozione sociale” (anzi, della promozione sociale punto e basta) a questo governo non importa una sega. Per dirla con Toti, noi non siamo “indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” – il che è vero, verissimo, innegabile: che se ne fa, il Paese, di gente come noi, che si dà da fare solo per il gusto di costruire una comunità senza guadagnarci, e senza far guadagnare, una lira? Eppure, be’, l’idea che un Paese, che una collettività, possa fondarsi solo sullo “sforzo produttivo” non riesco – non riusciamo – a mandarla giù.
Dicevo al Tirreno, qualche giorno fa, che certe iniziative (ricreative, sociali, culturali) sono per noi indispensabili. Ed è vero, ma non per ragioni puramente economiche, come si potrebbe pensare: sono indispensabili perché il nostro Circolo è questo e non altro. Senza quelle attività saremmo un bar. Non che ci sia niente di male, in un bar, per carità; ma se volessimo che Il Botteghino fosse un bar certamente non staremmo qua a sbatterci. E a questo proposito, lasciate che spenda due parole di plauso per i volontari vecchi e nuovi che in questi giorni si stanno dando da fare per attrezzare aree in cui sarà possibile svolgere eventi in piena sicurezza: la loro passione ci ripaga di ogni amarezza.
E intanto, direte, che si fa? Niente: aspetteremo diligentemente il primo di luglio per riprendere a fare quel vogliamo e dobbiamo fare. Siamo solo una pallina su una roulette; e anche la roulette, a pensarci bene, non si metterà in moto prima di quel giorno.
Nel frattempo continueremo a fare l’unico lavoro che ci è consentito, quello del bar, appunto. Vi aspettiamo il venerdì, il sabato e la domenica dalle 18 fino all’ora che via via il coprifuoco ci consentirà. Se volete venire a trovarci a noi farà piacere.